Saper gestire la rabbia è fondamentale perché ci fa essere persone migliori e ci aiuta a non essere aggressivi con le persone che amiamo, in primis con i nostri figli.
Infatti i bambini hanno la capacità di riuscire a smuovere in noi genitori sentimenti molto forti, quasi primordiali, che alcune volte sono positivi mentre altre volte negativi; uno di questi è la rabbia che quando si manifesta può avere conseguenze spiacevoli per tutti sopratutto quando a subirne gli effetti sono proprio i bambini.
Ad esempio quando ci rendiamo conto che la nostra reazione è stata esagerata e che forse non avremmo dovuto urlare in quel modo, sopraggiungono sensi di colpa e rimorsi che ci fanno sentire inadeguati e abbassano la nostra autostima.
Altre volte invece cerchiamo di reprimere quel blocco, quel peso che si forma allo bocca dello stomaco quando sentiamo che la rabbia inizia a salire: abbiamo il timore di sfogare il moto tumultuoso che si agita in noi ma così facendo non facciamo altro che comprimere una forza emotiva che prima o poi esploderà.
Ma allora come comportarsi? Come gestire la rabbia che inevitabilmente ci assale quando sentiamo di non essere capiti dai nostri figli e dal nostro partner? C’è un modo sano di arrabbiarsi?
Cos’è la rabbia
La rabbia è una delle emozioni di base come, ad esempio, la gioia e la tristezza. Essa si manifesta quando ci sentiamo frustrati e insoddisfatti ed è determinata dall’istinto di sopravvivenza: essa sopraggiunge tutte le volte in cui dobbiamo difenderci da una situazione ostile. Ad esempio ci arrabbiamo quando a lavoro ci assegnano un compito che non ci piace e che non vogliamo fare oppure se il nostro vicino di casa che abita al piano di sopra decide di accendere lo stereo alle 3 di notte.
Un altro motivo che scatena la rabbia è, ad esempio, quando qualcosa a cui teniamo ci viene negato: non abbiamo ricevuto la promozione che speravamo, non ci sentiamo amati come vorremmo, i nostri figli non fanno quello che vogliamo.
Quando siamo stanchi e nervosi le nostre capacità di autocontrollo crollano miseramente e ci troviamo così in balìa degli eventi. Secondo lo psicologo canadese Micheal Inzilicht, questo fenomeno prende il nome di “Deplezione dell’Io” (Ego depletion).
La tendenza comune è quella di pensare che la rabbia sia un tabù, qualcosa da reprimere perché negativa. Questa è una credenza falsa. La rabbia serve perché quando sopraggiunge ci dà la spinta all’azione. Pensateci bene: se questa emozione non esistesse non saremmo in grado di attivarci quando ne abbiamo bisogno, non saremmo in grado di agire e di essere reattivi quando percepiamo un ostacolo.
Quindi non dobbiamo soffocare ma piuttosto capire come imparare a gestire la rabbia. Quando si scatena, possono accadere 2 cose:
- può implodere all’interno, danneggiando noi stessi
- può esplodere all’esterno, danneggiando le relazioni con gli altri
A questo punto però possiamo fare ben poco, perché quando si è scatenata il più è fatto. La rabbia ha la capacità di farci considerare importanti le cose frivole e trascurabili le cose importanti. Quando siamo arrabbiati perdiamo la prospettiva degli eventi e mettiamo il nostro ego davanti alle relazioni e alla nostra felicità a lungo termine.
Se, invece, impariamo a conoscere e a gestire la rabbia essa può diventare una nostra alleata che ci aiuta ad agire e ci sprona all’azione quando siamo in difficoltà.
Come si manifesta la rabbia
La tendenza all’azione che la rabbia porta con sé si esprime attraverso il nostro corpo: il battito cardiaco aumenta, la pressione sale, aumenta la tensione muscolare e la sudorazione ed il respiro si fa più breve e concitato. E’ come se la nostra mente preparasse il nostro corpo a difendersi dall’attacco di un predatore.
La rabbia nasce nella nostra testa e si sfoga nella nostra pancia.
Quando compare la rabbia, tutto il sistema nervoso simpatico viene attivato per far sì che il corpo abbia un aumento delle energie utile all’attacco o alla fuga davanti ad uno stimolo vissuto come pericoloso. L’assenza di rabbia o non essere in grado di esprimerla pone la persona in una condizione di fragilità nei confronti degli altri rendendola indifesa.
Perché ci arrabbiamo di più in famiglia
Sono sicuro che avrete notato quanto sia più facile arrabbiarsi in famiglia ed in generale con le persone con le quali abbiamo più confidenza rispetto alle altre. Questo comportamento sembrerebbe un controsenso, ma ci sono dei motivi alla base di ciò, qui ne riporto alcuni.
Aspettative non corrisposte
Spesso ci arrabbiamo, o meglio sfoghiamo la nostra rabbia, con le persone a noi più vicine perché ci aspettiamo che siano le prime a capirci ed aiutarci. Se è lecito aspettarsi questo, è anche vero che delle volte noi stessi non siamo abbastanza comunicativi. Non aspettiamoci che siano necessariamente gli altri a chiederci come stiamo e se va tutto bene; mettiamo da parte il nostro egocentrismo e apriamoci. Sono sicuro che qualcosa cambierà.
Familiarità
Quando conosciamo bene una persona, ne scopriamo le abitudini e sopratutto i difetti che con il tempo possono iniziare ad infastidirci. Al contrario quando interagiamo con una persona che non conosciamo ci rivolgiamo principalmente all’immagine che abbiamo nella nostra testa di quella persona. Questa immagine molto spesso è fittizia e costruita dalla nostra mente sulla base delle poche informazioni che abbiamo.
Minore tolleranza
Se è vero che la familiarità ha una certa incidenza, lo è anche il fatto che con il tempo diminuisce la nostra soglia di tolleranza. Quando subiamo continuamente dei comportamenti che non ci piacciono, con il tempo iniziamo a cumulare una certa insofferenza che può sfociare in rabbia.
Scarso autocontrollo
Quando ci sentiamo a nostro agio con una persona siamo più propensi ad esprimere più liberamente i nostri pensieri. Se da un lato questo è sicuramente positivo perché ci libera dalle maschere sociali e libera il nostro “io” più profondo, dall’altro ci rende più propensi a mostrare la nostra insoddisfazione. Mentre con uno sconosciuto cerchiamo di misurare più attentamente le parole, con una persona vicina a noi tendiamo ad essere più espansivi.
Cosa ci fa arrabbiare con i nostri figli
Se è vero che di solito sfoghiamo le nostre frustrazioni con le persone a noi vicine, con i figli non facciamo eccezioni. Anzi, i bambini sanno essere dei veri maestri nel rendere noi genitori dei tori imbufaliti.
Sono sicuro che avrete pensato almeno una volta “Mia figlia non mi ascolta!“, “Mia figlia è davvero testarda!“, “Mio figlio vuole proprio farmi arrabbiare!“.
Voi siete lì che affogate tra lavoro, faccende e Dio solo sa cos’altro e ci si deve mettere pure lui, o lei, (o loro!) con i capricci a rendervi la giornata ancora più complicata.
Cavolo devo sbrigarmi che chiude il supermercato e devo ancora fare la spesa! Ma è possibile che tutte le volte sempre la stessa storia? Quando dico che dobbiamo andare via mi devi ascoltare! Adesso basta, cammina!!
Oppure siete a casa e agognate 10 minuti (ma cavolo solo 10 minuti, non chiedete la luna) di riposo e nulla, i vostri bimbi non vi permettono nemmeno di riprendere fiato. Ve li ritrovate sempre lì addosso a voi con il loro petulante “mamma, mamma” o “babbo” e vorreste solo fuggire ma non potete, vi sentite in gabbia e allora sale il disagio
Basta! Lasciami stare mi voglio riposare! Ma si può sapere che vuoi? Non puoi giocare da solo!?!?
Il bambino a questo punto piange perché si sente ferito e rifiutato e noi ci sentiamo in colpa perché abbiamo reagito male.
Ho sbagliato tutto! Ma come devo fare?
Adesso proviamo ad analizzare le vere motivazioni che ci portano a sfogare sui bambini la nostra frustrazione e la nostra rabbia. Perché si, ci arrabbiamo con loro quando non ci ascoltano ma vorrei andare un pò più nel profondo e capire quali meccanismi scattano nella nostra mente in queste situazioni. Sono sicuro che alcune delle motivazioni che vi darò vi faranno riflettere.
I bambini sono dispettosi
Spesso crediamo che i bambini si comportino male per farci dispetto. Quando ad esempio chiediamo loro di andare a casa e loro fanno finta di niente, come se non ci ascoltassero. Oppure quando fanno esattamente il contrario di quello che abbiamo detto loro di fare: “non devi andare lì, mi raccomando” e puntualmente come se non ci ascoltassero vanno.
I bambini non sono dispettosi, invece ci mettono alla prova. Vogliono capire fin dove possono spingersi nel superare i limiti che noi genitori imponiamo. Una volta che abbiamo capito questo, cerchiamo di interpretare diversamente il rifiuto di un bambino ad un nostra richiesta.
I bambini non ci aiutano
Un altro fattore che scatena in noi la rabbia è l’idea che i bambini non ci aiutino e che in generale ci sia mancanza di cooperazione. Ci sembrano svogliati e poco partecipi. Ma ci siamo mai chiesti da cosa può dipendere questo atteggiamento?
Oggi i bambini sono stimolati da tantissime cose. Noi genitori, spesso, ci avvaliamo di un riempi-tempo molto efficace. Sapete di cosa sto parlando? Del cellulare, ovviamente.
E’ uno strumento perfetto, sempre alla portata di mano offre migliaia di distrazioni utili come video, canzoncine e giochi. Perfetto per riempire quei momenti di noia del bambino che non sa cosa fare e che, altrimenti, richiederebbe la nostra costante attenzione. Purtroppo questo continuo bombardamento di stimoli rende i bambini incapaci di sopportare la noia come dovrebbero e diventano insofferenti.
Il problema è che così facendo, se non offriamo loro qualcosa di altrettanto stimolante, non avranno l’interesse a fare nient’altro, né tanto meno essere collaborativi quando lo chiediamo.
Comunicazione emotiva
Noi genitori, alcune volte, abbiamo difficoltà a confessare i nostri sentimenti e il nostro stato emotivo. Quando siamo in ritardo, stanchi e stressati, invece di dire ai nostri figli come ci sentiamo, preferiamo incolpare il bambino di quello che ci sta accadendo.
E’ difficile per noi genitori confessare i nostri sentimenti, tratteniamo il nostro risentimento e la nostra rabbia non riuscendo a trovare il modo di farla emergere e dominarla. Quando poi la rabbia esce lo fa nel modo sbagliato, sfogandosi sui bambini e sulle persone che ci sono vicine.
Crediamo che i bambini ci ascoltano solo se ci arrabbiamo. Ma il fatto è, di solito, che siamo noi a non essere chiari e cristallini, finché non ci arrabbiamo!
Idea di perfezione
Nella nostra testa desideriamo essere genitori perfetti, con figli perfetti che non sbagliano mai. Questa idealizzazione della genitorialità, oltre che essere una chimera, è distruttiva perché, di fronte ai più o meno piccoli imprevisti della vita reale, ci abbatte e ci rende frustrati. Se le cose non vanno come ci aspettiamo diventiamo furiosi con noi stessi e con i nostri bambini.
Ma perché creiamo nella nostra testa questa idea di perfezione? Abbiamo bisogno di fare bene le cose cui attribuiamo valore. La nostra fiducia o autostima, si nutre di questo, così noi cerchiamo sempre la perfezione. Quando non riusciamo a raggiungerla, incolpiamo i nostri figli.
Senso di competizione
Quando diventiamo genitori ci confrontiamo in maniera competitiva con gli altri genitori e, sopratutto, con il nostro passato.
Uno dei motivi per cui i genitori si mettono troppo sotto pressione è dovuto al modo in cui loro stessi sono stati cresciuti. Sia che non vogliano crescere i loro figli nel modo in cui lo sono stati loro, ed esagerano nella direzione opposta, sia che abbiano avuto genitori brillanti che cercano di uguagliare, cadendo in un eccesso di competizione.
Come gestire la rabbia
Adesso che abbiamo capito cosa sia la rabbia e come si manifesta, arriviamo al punto più importante: come la gestiamo? C’è un modo attraverso il quale possiamo trasformare questa forza in qualcosa di positivo?
Ecco 3 passi da seguire per gestire la rabbia:
Impariamo a riconoscerla
Prima di tutto dobbiamo imparare a riconoscerla quando arriva. Cerchiamo di intercettare quelle sensazioni fisiche che sperimentiamo quando iniziamo ad arrabbiarci: la bocca dello stomaco che si chiude, la pancia che si contrae, il respiro che diventa corto, la pressione che sale; ognuno di noi ha un modo suo di esprimere con il corpo questa emozione. Dobbiamo capire qual’è il nostro perché sarà il campanello d’allarme che ci avvertirà che sta per succedere qualcosa.
Quando vi rendete conto che vi state arrabbiando provate a fare qualche respiro profondo e a riprendere il controllo di voi stessi.
Aspetta a lasciarla sfogare, non trasformarla in aggressività
Non sciogliere le redini della rabbia come libereresti un cavallo furioso. Piuttosto aspetta 10 minuti, esci dalla stanza e lasciala sbollire. Cerca di analizzare la situazione da un punto di vista esterno.
E’ importante che la rabbia non si trasformi in aggressività contro chi è oggetto del nostro sfogo, sopratutto contro i bambini.
Cerca, invece, di metabolizzare il sentimento che provi e di capire il vero motivo per il quale ti stai arrabbiando.
Facciamo un esempio: il tuo bambino ha messo in disordine il soggiorno e non vuole mettere a posto i giochi. Al suo ennesimo rifiuto inizi a perdere la pazienza. Chiediti perché ti stai arrabbiando: magari non tolleri le cose fuori posto. E’ comprensibile. D’altro canto il bambino che gioca ha bisogno di uno spazio per divertirsi e non puoi chiedergli di giocare senza fare disordine. Cerca di acquisire questa consapevolezza e vedrai che poi sarà più facile.
Affronta la situazione con calma
Una volta che avete ripreso il controllo della vostra emotività e avete capito perchè vi state arrabbiando, gestite la situazione che l’ha generata. Siate pacati ma decisi. Il bambino ha messo in disordine, allora chiedetegli di rimettere a posto quando avrà finito di giocare. Se fa i capricci mettetelo in punizione affinché possa riflettere sul fatto che vi deve obbedire.
Molto importante: il problema non sta nel fatto che ha messo in disordine (che è quello che vi da fastidio) ma, piuttosto, che non vi ha obbedito quando gli avete chiesto di rimettere in ordine. Questo è l’insegnamento che volete impartirgli.
Come evitare la rabbia
Abbiamo visto cosa fare quando ci arrabbiamo, ma come possiamo evitare che ciò accada? Quali sono le strategie che possiamo utilizzare per non farci controllare dalla rabbia ma, piuttosto, per controllarla?
Se vi rendete conto che la rabbia e la frustrazione sono il sentimento che domina le vostre giornate probabilmente c’è qualcosa che non va e dovete lavorare su voi stessi per risolverlo.
Vi do 3 semplici pillole su cui riflettere:
Imparate a dire no
Quando diciamo di sì a qualcuno, diciamo di no a noi stessi. Nel lavoro e nella vita dobbiamo imparare a dire di no altrimenti rischiamo di essere sopraffatti e non riusciamo a raggiungere gli obiettivi veramente importanti per noi.
Se spendiamo le nostre energie per le cose che riteniamo importanti ci sentiremo più soddisfatti perché avremo raggiunto gli obiettivi che ci siamo posti. Avremo maggiore fiducia in noi stessi e non saremo frustrati.
Non reprimete la rabbia
Non reprimete la rabbia quando arriva, altrimenti, con il tempo, si accumulerà e vi distruggerà dentro. Tirate fuori e gestite la rabbia usando le tecniche che vi ho spiegato. Sfogatela perché quando lo fate state dando voce al vostro io interiore.
Non essere prevenuti
Spesso l’essere prevenuti nei confronti di qualcuno o di qualcosa, sopratutto se non ci piace, può essere un fattore scatenante. Ad esempio avete pianificato a lavoro una riunione con alcuni vostri colleghi che non vi piacciono. Se arrivate prevenuti sarà molto più facile che incappiate nella vostra rabbia.
Imparate a non essere prevenuti nei confronti delle persone e delle situazioni, magari scoprirete che molta della vostra rabbia è solo nella vostra testa e non dipende da fattori esterni.
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